Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 62

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propria indipendenza da parte della popolazione che godeva di un proprio Statuto
(v. Massimo Calissano, “Gli Statuti Civili e Criminali del feudo di Campo”, 1984) e
di tutta una serie di “Rescritti Cesarei”, rilasciati alla Comunità da vari Imperatori.
Nel 1706 Cristoforo I Spinola era stato investito del Feudo dalla Camera Imperiale
e riuscì ad ottenere dai campesi il giuramento di fedeltà dietro la promessa, che
non mantenne, di abrogazione di tutte le innovazioni giuridiche, fiscali ed
economiche che erano state imposte con la forza dal padre.
Per Campo fu una disgrazia cadere nelle mani di questi Spinola poveri, quindi
affamati, rapaci che, forti delle amicizie di cui godevano in Genova, si
arrampicarono socialmente e politicamente sfruttando ogni risorsa che Campo
poteva esprimere.
Campo Freddo
:
il primo documento
conosciuto portante tale
denominazione è datato
al 1° febbraio 1692: si
tratta di una relazione
all’Imperatore Leopoldo
I del conte milanese
Francesco Mezzabarba
Birago;
il
secondo
documento è del 1696:
è un atto, leggibile in
ACCL,
del
notaio
campese Pietro F.
Macciò (+ 1714) per il “Censimento dei fuochi” redatto dal parroco, don Stefano
Ivaldi, e dal podestà, Vincenzo Marré.
Freddo era corruzione di “Feudo” donde “Fredo” e poi “Freddo”; esiste,
comunque, una tradizione che vorrebbe una derivazione dal tedesco “Frei”, cioè
“Libero” (una dichiarazione della Municipalità repubblicana di Campo nel 1798
proclama in un suo documento: “…poiché è sempre stato avanti d’ora un Paese
libero…”).
Alluvioni
- Nel 1702 e 1705 Campo venne colpito da una serie di violente
alluvioni, causate dal torrente Stura, che distrussero oltre l’abitato anche il tessuto
economico-manifatturiero del paese costringendo all’emigrazione tantissimi
abitanti (v. Luciano Rossi, “Inundatio Campi”, pubbl. 1996).
L’alluvione del 1702 fece crollare l’antico ponte in pietra che attraversava il
torrente; l’acqua entrò in paese e fece 28 morti e immani disastri. Ogni attività
economica si fermò: ferriere, maglietti, officine, chioderie, filande di seta furono
distrutte; le campagne sconvolte e improduttive per qualche anno; case distrutte,
disastrato l’intero centro abitato. Fame e miseria si abbatterono sulla popolazione.
Mille e trecento abitanti nel giro di cinque anni abbandonarono Campo
spargendosi per la Toscana (Lucca e Livorno), i territori del Finalese, il
Monferrato e il Mantovano, il Pavese.
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