Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 89

altri “rectores” (v. Paola Piana Toniolo, “Il cartulare del vescovo di Acqui Guido
dei marchesi d’Incisa, 1350-1371”, 2004).
Esposta alle violente piene dello Stura, la chiesa subì nel tempo spesso gravi
danni; pare si stata parzialmente distrutta a metà sec. XV e ricostruita, dato che
una lapide, oggi murata sulla parete interna sinistra della navata, recita: “Anno
MCDL Silvester Buffettus jussu patris sui hoc opus faciendum curavit”, cioè:
“nell’anno 1450 Silvestro Buffetti per ordine del padre curò che questa opera
fosse eseguita” (i Buffetti furono sino alla fine del sec. XVIII una delle principali
famiglie di Campo, prima di trasferire le loro attività a Genova e, poi, con Antonio
a Pisa, negli anni Trenta dell’Ottocento, ed infine a Roma a metà secolo).
Costruita a metà sec. XV al centro dell’abitato di Campo la chiesa urbana di
Santa Maria, nella quale erano state trasferite le funzioni di parrocchiale, San
Michele fu adibita a chiesa cimiteriale.
Ricostruita ancora una volta dopo il disastro del 1702, la chiesa subì, nel corso
dei due secoli seguenti, varie traversie sempre dovute alle piene dello Stura, ma
riuscì a salvarsi senza danni eccessivi sia da quella violentissima del 1795 sia da
quella notevole del 1836. Nel 1850 venne costruito il campanile che, tuttavia,
inclinatosi pericolosamente dovette essere abbattuto perché minacciava rovina.
L’attuale campanile data al 1912 su progetto di don Pietro Rizzo (1861-1940): in
esso vennero poste nel 1909 due campane del vecchio concerto della
parrocchiale.
Nel 1935 mura perimetrali e tetto non resistettero alla violenza delle acque e
crollarono. Si pensò dapprima di abbattere completamente il manufatto, ma le
proteste della popolazione, sentimentalmente legata alla chiesa ove per secoli
furono inumati i propri avi, indussero le Autorità a deliberare per la ricostruzione
“dov’era e com’era”. Il progetto venne affidato al campese Gio Batta Macciò jr
(1907-1981).
Macciò ricostruì volta e tetto proprio come testimoniava la relazione del 1744 del
vescovo mons. G.B. Rovero: “ha la volta sopra del Sancta Sanctorum. Et in
rimanente è comperto col solo tetto all’uso del Paese...”: quindi, l’abside rimase
con la sua volta in muratura; le mura perimetrali furono ricostruite ex novo e su di
esse venne appoggiata la attuale bellissima copertura lignea a capriate. L’abside
fu affrescata da Cesare Peloso (1873-1955).
San Michele conserva un antico fonte battesimale quattrocentesco, poggiante su
quattro capitelli corinzi. Sulla parete destra sono due belle tele: un “San Michele
che caccia Lucifero” e “Sant’Anna, Maria e il Bambino”. La facciata a capanna,
con rosone centrale, fu disegnata e affrescata da Gio Batta Macciò jr. con la
scena di San Michele che caccia Lucifero in un Inferno popolato da fantastici
draghi.
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