Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 71

Per piegare la volontà dei cittadini campesi, Genova, forte dell’appoggio inglese,
non avendo un esercito in disponibilità, dovette chiedere l’intervento dei “marines”
della flotta inglese che stazionava nel porto genovese.
La Comunità campese, minata al suo interno da una “quinta colonna”
parteggiante per Genova, il 2 settembre dovette piegare la testa di fronte alla
forza bruta. In ogni caso, il 26 ottobre 1814 l’effimera Repubblica di Genova era
finita per sempre, aggregata al Regno di Sardegna per il Trattato “segreto” di
Parigi del 30 maggio 1814. L’8 febbraio 1815 Vittorio Emanuele I re di Sardegna
faceva il suo ingresso trionfale in Genova (ove per altro era già sbarcato il 9
maggio precedente comportandosi da padrone della città, rimanendovi fino al 17,
prendendo possesso di tutta la Liguria.
Con i trattati firmati a Vienna il 12 dicembre 1815 Campo Freddo, pur
recalcitrante, entrò a far parte del Regno di Sardegna: Art. 86 “I paesi nominati
feudi imperiali…sono riuniti definitivamente agli Stati di S. M. il Re di Sardegna,
della stessa maniera che il resto degli Stati di Genova…”.
Il Comune di Campo Freddo venne costituito capoluogo di Mandamento con
annessa Pretura; questa condizione amministrativa durò sino al 1893.
Durante l’Ottocento nulla più di importante politicamente avvenne in Campo
Freddo, ormai ridotto a semplice ed infinitesimale entità dentro agli Stati dei
Savoia. Molti soldati campesi combatterono durante le così dette Guerre di
indipendenza, lasciando sul campo diversi caduti. Un paio di soldati di leva furono
in Crimea agli ordini di Lamarmora; altri ancora, nello scorcio del secolo, furono in
Eritrea ed uno cadde a Adua. Campo diede anche diversi marinai alla flotta
sabauda, tra cui anche il capitano medico Stefano Leoncini (1814-1889), poi gran
benefattore del paese.
La prima metà del secolo vide ancora fiorente l’industria serica e quella
metallurgica; ma le liberalizzazioni dei governi Cavour diedero il colpo di grazia
ad un apparato industriale arretrato, incapace di reggere la concorrenza del
prodotto proveniente dall’estero, soprattutto dalla Gran Bretagna. Pertanto, le
filature chiusero una dopo l’altra; le officine metallurgiche poterono resistere
ancora qualche decennio usando il carbon fossile a partire dal 1852, ma
mettendo in crisi la produzione di carbone di legna e, di conseguenza, portando al
disastro economico i proprietari dei boschi che furono costretti a vendere a prezzi
stracciati.
Era tutta una società che andava velocemente mutando così come il tessuto
economico che si trasformava con l’insediamento di diverse tessiture di cotone
che sostituirono gli ormai obsoleti numerosi filatoi di seta. I cotonifici campesi
giunsero ad impegnare più di mille operai agli oltre 600 telai. In alcuni cotonifici si
tesseva la famosa “tela blu di Genova” o blue jeans, che era poi spedita a New
York.
Nel 1884 si aprì a Campo Ligure il primo laboratorio orafo di filigrana, attività
manifatturiera che si sviluppò sino a far diventare il paese il
Centro Nazionale
della Filigrana d’Argento.
Le grandi risorse idrauliche della Valle, che avevano permesso lo svilupparsi nei
secoli di manifatture e industrie, permisero una forte produzione di energia
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