Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 76

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Si può pensare che il fortilizio di Campo, in prima istanza, fosse stato pensato
come quartier generale per piccole milizie locali (v. Daniele Biello, “Il castello di
Campo Ligure”, 1988). Il maschio centrale occupa, con molta probabilità, lo
spazio dove venne edificato il primo edificio a difesa del territorio: ha ingresso
soprelevato, raggiungibile attraverso un passaggio mobile posto all’altezza del
cammino di ronda della cinta esagonale o tramite scala retraibile in modo da
rimanere completamente isolato. L’apertura attuale presenta un arco ribassato
non medievale, ma in uso almeno dal sec. XVI. Non trascurabile la presenza
sottostante di una cisterna, interrata per gran parte del suo volume, profonda m.
7,50, in origine completamente isolata
dall’esterno. Una costruzione di questo genere
in epoca medievale presuppone l’utilizzo di
maestranze altamente qualificate, vista la
difficoltà di innalzare una torre così alta su di
uno spazio vuoto. Questo tipo di soluzione
venne importato in Italia dai Normanni e si
diffuse nel corso del XII secolo (v. Marina
Cavanna, “I segni del potere: il castello”, 2000)
In seguito all’evoluzione delle tecniche militari,
che consentivano ormai assedi e postazioni
fortificate e alla mutata situazione geopolitica
di Campo, il fortilizio risultò insufficiente:
palese era la necessità di creare una struttura
che consentisse sia di acquartierare un
maggior numero di armati, sia di costituire una
difesa avanzata della torre, sia di disporre di
locali da adibire a soggiorno dei difensori. A
tal fine il torrione fu circondato da mura che
formavano un esagono irregolare con lati di m.
10 circa. Non vi sono fonti sicure circa l’anno di edificazione di tale ambiente: si
può ipotizzare il secolo XII. La forma complessiva della costruzione ricorda altri
più grandi fortilizi costruiti tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
Successivamente, onde adeguarsi alle nuove arti belliche e alle nuove macchine
da assedio, il fortilizio venne circoscritto da un’imponente cinta merlata di forma
pentagonale: la lunghezza dei lati è di metri 60, 35, 35, 25, 50, con torrioni ai tre
vertici di diametro di sei metri e passaggi di ronda. Gran parte dei merli della cinta
sono scomparsi nel tempo; rimangono quelli del lato di nord-ovest che, tuttavia,
sono una ricostruzione abusiva avvenuta negli anni Venti del Novecento (per
testimonianza di chi, oggi scomparso, ha materialmente costruito tale merlatura),
ricostruzione non correlata alle vicende storiche: infatti, tali merli sono guelfi,
mentre la Comunità campese era sicuramente ghibellina, così come ghibellini
erano gli Spinola dei secoli XII-XIV (n. d. r. ).
La cinta esterna si estende maggiormente verso sud, perché in questa direzione
si sviluppa naturalmente il colle, ma anche perché questa rimaneva sempre la
direzione di maggior labilità di fronte ad un attacco nemico. E’ plausibile pensare
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