Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 81

image
image
image
image
image
image
image
image
image
image
problematica di estremo interesse: quella, cioè, sulla consistenza della Comunità
che ebbe la forza e il coraggio di costruirlo e sull’interesse politico, militare,
economico di chi, principe, conte, o chi per essi, decise di erigere il manufatto. La
domanda non ha al momento della ricerca storica in atto alcuna risposta certa, se
non a carattere di supposizione per quanto legata ad ipotesi tanto plausibili
quanto suggestive. Comunque, la grande alluvione del 1702 fece crollare l’antica
costruzione e la mancanza di un ponte che attraversasse lo Stura fu la causa che
diede il via, con speciale e provvisorio permesso del Vescovo, alle sepolture dei
cadaveri negli Oratori, prima e nella chiesa del Convento, poi, inumazione mai
fino ad allora avvenuta (stando ai documenti esistenti). Prima del fatidico 1702
dai libri di anagrafe parrocchiale non risultano, infatti, sepolture di sorta negli
Oratori, tanto meno nella chiesa urbana di Santa Maria. Ma gli Agenti della
Comunità scrivevano al Vescovo già in data 9 settembre 1722: “…Abbiamo…di
novo fatto erigere sopra il fiume Stura un Ponte capace per potervi in ogni tempo
portarsi secondo il solito à sepellir i cadaveri nell’antica Parrocchiale di S.
Michele…Perciò umilm.te supplichiamo l’E.V. degnarsi…che sieno chiuse le
sepolture fatte negli Oratorij; ma che ne anco se ne possano formare in altro
Oratorio, o Chiesa entro la giurisdiz.e di Campo a fin che non possano molestare,
e nuocere chi assiste alle fontioni sacre…col fetore de’ cadaveri…e
massimamente infettar il luogo tutto in caso di qualche influenza…Campo 9
settembre 1722” (v. in APCL, sezione 14 “Archivio dell’Oratorio di N. S. Assunta”,
Filza II, n. 60). Un successivo decreto vescovile, del 25 settembre 1722, proibiva
le sepolture nelle chiese situate dentro la giurisdizione del Feudo con l’eccezione
di San Michele (v. Ibidem, Filza II n. 62).La ricostruzione del ponte è testimoniata
anche da don Rossi in “Cronistoria di Campo”:
“L’anno 1721…la Magnifica Comunità...sul principio d’Agosto fece ristorare dalla
parte posteriore il rimasto pilone; li 7 del medesimo mese si ripiantò e formò d’un
nuovo ponte di là da Stura, e il 14 detto si formò l’altro piede di qua dal fiume,
l’uno e l’altro d’ugual
altezza col pilone, con
avervi io Rev. Luciano
Rossi scolpito non solo nei
medesimi piedi, ma anche
nel detto pilone l’anno ed il
giorno che sono stati
fabbricati...Fù terminato sul
mezzo di Settembre con
grossi legni e tavoloni per
non
aver
potuto
la
Comunità anche con l’aiuto
del popolo rifarlo in calcina
e pietre”, stante, anche, il
rifiuto netto e categorico del feudatario, Cristoforo I Spinola, di concorrere alle
spese della ricostruzione (v. in ACCL, Filza del 1722, le rimostranze degli Agenti
1...,71,72,73,74,75,76,77,78,79,80 82,83,84,85,86,87,88,89,90,91,...124
Powered by FlippingBook